L'intervista a Paula de Jesus su Radio Manà del 23 novembre scorso sul problema
dell'emergenza abitativa delle 35 famiglie dell'Idroscalo di Ostia ancora in
attesa dopo quasi 3 anni di un alloggio.
Anche in questa occasione Idroscambio sta avendo un gran successo. Si stanno effettuando tantissimi scambi ed il banco dei bambini sta avendo un gran successo. Ricordiamo a tutti che questa iniziativa,per noi costituisce l’occasione per far conoscere e per vivere in una forma simpatica l’Idroscalo». l’Idroscambio nelle intenzioni della Comunità Foce Tevere assume diversi significati: affidare al mercatino segnali di natura culturale, ecologica ed economica,ad alto valore educativo. Ricordiamo a tutti che ci troverete in Piazza dei piroscafi fino alle ore 19:00, vi aspettiamo
La Comunità Foce del Tevere ha aderito e partecipato alla fiaccolata di protesta a Nuova Ostia tenutasi questa sera. Qui di seguito l'intervento che avrebbe dovuto fare la portavoce Franca Vannini,ma che invece non hanno fatto leggere
Buonasera, sono Franca Vannini, portavoce della Comunità
Foce del Tevere dell’Idroscalo di Ostia.
Vogliamo complimentarci con le donne di Nuova Ostia per la bellissima
iniziativa alla quale abbiamo aderito con entusiasmo perché l’Idroscalo e Nuova
Ostia sono legati indissolubilmente: i nostri figli, i nostri anziani, le
nostre donne ogni giorno si recano in questo quartiere per usufruire di
qualunque servizio: scuola, farmacia, supermercato, assistenza medica. A
differenza di Nuova Ostia, completamente abbandonata da questa amministrazione,
l’Idroscalo è stato invece l’ossessione di questa amministrazione dal
23/02/2010. I nostri bambini, i nostri anziani, le nostre donne hanno
conosciuto l’umiliazione dell’indifferenza prima e della violenza poi delle
istituzioni, di coloro che erano e sono preposti alla tutela dei più deboli,
perché i forti si difendono da soli.
Noi, voi, non siamo carne da macello, buona solo per i titoli della cronaca
nera o per qualche notizia bufala, o per ingrassare le tasche di chi specula
sull’emergenza abitativa o di chi si ricorda di noi solo in campagna
elettorale. Noi siamo cittadini come tutti gli altri e come tutti gli altri
rivendichiamo il diritto ad avere un futuro dignitoso nel lembo di terra dove
noi donne siamo cresciute e abbiamo cresciuto i nostri figli e i nostri nipoti.
Noi siamo una Comunità, non un ghetto nascosto da un alto muro di cemento
armato, grigio come le promesse che non ha mai mantenuto e che continuerà a non
mantenere.
Siamo stati umiliati, derisi, ma non ci siamo mai arresi, come voi.
Noi non chiediamo più, noi pretendiamo quello che ci è dovuto: parità di
trattamento e rispetto per la nostra Comunità e per questo quadrante di città.
L'Idroscalo chiede di continuare ad esistere e vivere là dove siamo cresciute,
fatte donne, mamme, nonne e dove vogliamo continuare a veder crescere le future
generazioni, nel luogo che amiamo.
Basta con progetti che non sono pensati e realizzati per il benessere di noi
cittadini. Basta con progetti che non uniscono, ma dividono, progetti che
creano guerre tra poveri, progetti strumentali agli interessi di pochi, che non
sono mai i più deboli, camuffati da progetti per il bene della collettività.
Presto faranno un centro sportivo. Ben venga, ne abbiamo tanto bisogno, ma
dentro quel progetto, è stato incluso una fumoso progetto di costruzione
dell'argine a fiume. Ebbene quell’argine segnerà la fine dell’Idroscalo di
Ostia.
Noi non deleghiamo più, noi vogliamo essere parte attiva e decisionale delle
scelte che riguardano questo quadrante di città. Noi non consentiremo a nessuno
di decidere del nostro futuro, di quello dei nostri figli e dei nostri nipoti.
Non solo non esiste una lista per l’assegnazione di case popolari alle 35
famiglie dell’Idroscalo di Ostia, sgomberate il 23 febbraio 2010 con una
ordinanza illegittima di protezione civile in assenza di pericolo di
esondazione, operazione costata milioni di euro per le casse del Comune di
Roma. Addirittura “l’Idroscalo di Ostia non è mai
menzionato in alcuna lista”.
La conferma ci è stata data ieri direttamente dal Dipartimento Politiche
Abitative del Comune di Roma.
False dunque le dichiarazioni del Sindaco, Gianni Alemanno, che ha sempre
parlato di una lista privilegiata per l’Idroscalo di Ostia. False le
affermazione di Gianluca Viggiano, Responsablie III U.O. Ufficio
Extradipartimentale Politiche Abitative, di assegnare case popolari a 35 famiglie dell'Idroscalo pronunciate il giorno dello sgombero.
Ci chiediamo a questo punto a cosa siano servite “le indagini fiscali e penali
operate su tutte le famiglie dell'Idroscalo aventi come scopo l'individuazione
delle 120 famiglie che rientrano nell'assegnazione delle case”, di cui ha
parlato il Presidente del XIII Municipio, G. Vizzani, riportate a verbale
durante la
Commissione Patrimonio Casa e Scuola il 27 ottobre 2010.
Ricordiamo che ben 35 famiglie dell’Idroscalo di Ostia da 33 mesi alloggiano
presso il residence "Borgo del Poggio" sull’Ardeatina. Questi
cittadini godono dell'assistenza alloggiativa come previsto dalla delibera del
Consiglio Comunale n.163/98 perché lo sgombero fu effettuato "per motivi
di sicurezza". Non ci sono altri motivi. Finito l'evento calamitoso (che
quel giorno non c'era) sarebbero dovute tornare alle loro abitazioni che invece
sono state abbattute. Alla luce di quanto affermato dal Dipartimento le 35
famiglie, composte da neonati, bambini e anziani, sono destinate vita natural durante
a rimbalzare da un residence ad un altro in quanto non inserite in alcuna
graduatoria per l'assegnazione di case popolari che vedono liste di attesa di
14 anni.
A quasi 3 anni di distanza e nonostante lo scandalo rimbalzato sulle cronache
dei quotidiani nazionali sui costi esorbitanti del residence queste 35 famiglie
attendono una risposta.
Franca Vannini
Portavoce
Comunità Foce del Tevere
Comunicato Stampa - Idroscalo di Ostia, 20 novembre 2012
La ripresa è stata effettuata alle 15.30 di oggi, 16 novembre. Nonostante la piena del Tevere non ci sono i detriti alla foce di cui i giornali parlano nei loro articoli. Aggiungiamo anche le foto. Saluti dalla Comunità.
"Sono le ore 10.30 del 14 novembre. Siamo all'Idroscalo di Ostia. Come vedete non siamo stati sfollati, non c'è la protezione civile (come invece dichiarato dai giornali secondo i quali una delle 18 postazione è all'Idroscalo di Ostia), perché evidentemente non c'è pericolo. E allora perché fare allarmismo o dobbiamo davvero temere qualcosa? Deduciamo, visto che la Protezione Civile non c'è, che sono false le dichiarazioni della stampa perché la Protezione Civile non avrebbe mai lasciato la foce "scoperta" da un presidio se ci fosse pericolo di esondazione del Tevere, visto che qui vi abitano 500 famiglie.
lunedì 12 novembre 2012
La delibera della ratifica dell’accordo di programma
per il raddoppio del Porto di Roma a Ostia poteva
essere per l’Assessore Corsini una delle ultime occasioni
per mostrarsi, in Aula Giulio Cesare, con qualcosa di concreto
appartenente al quel fantomatico progetto che va sotto il nome di ‘ water front’.
Ed invece è riuscito a fare per ben tre volte la figura dell’impreparato:
invertendo il numero di posti auto con quelli dei posti barca,
dimenticando quale è l’investimento dell’opera, non rispondendo
alla domanda sull'incredibile ritardo accumulato dalla ratifica rispetto
all'approvazione della giunta regionale.
Per Corsini ci sono 650 posti barca contro i 611 effettivi.
Corsini deve telefonare davanti alla giornalista di Omni roma per farsi
dire quanti milioni di euro pioveranno con il raddoppio del porto.
Corsini non sa giustificare perché dal 6 agosto 2012,
data in cui la giunta regionale ha approvato la proposta dell’accordo di programma,
siano passati 98 giorni contro i 30 previsti per legge (Art. 34, comma V, D.l.gs. n. 267/2000).
Non solo, ma si allontana dal suo posto, parlottando tra il pubblico
e non rispondendo a nessuna domanda rivoltagli dall'Assemblea Capitolina.
Uno spettacolo tra il grottesco e l’imbarazzante.
Poco prima di lui l’attore Sylvester Stallone era entrato in Campidoglio
per ricevere la Lupa Capitolina: lui, almeno, la parte, l’ha recitata bene.
Ratifica dell'accordo di programma per l'ampliamento del Porto di Roma ad Ostia Nell'approvazione da parte dell’assemblea capitolina dei lavori di ampliamento del Porto di Ostia, sulla cui delibera ci siamo astenuti, si registra il grande successo de La Destra che fa approvare diciannove ordini del giorno migliorativi del documento, a tutela del territorio e dei residenti del XIII Municipio. In particolare grazie a questi odg, prima dell’esecuzione dei lavori si dovranno tenere accurate e approfondite indagini geognostiche della superficie sulla quale si dovrà operare; si dovrà intervenire sulla scogliera e sulla messa in sicurezza pedonale delle banchine, valutando prima di tutto l’impatto urbanistico degli interventi di ampliamento che dovranno comunque seguire e adeguarsi alle normative vigenti. Vi sarà un impegno nei riguardi dei cittadini dell’Idroscalo, per i quali dovrà essere valutato un progetto di delocalizzazione e soprattutto, la riqualificazione dell’area in seguito all'ampliamento del porto e, di conseguenza, i posti di lavoro ad essa collegati dovranno prevedere che siano privilegiati i residenti del XIII Municipio. Infine, a tutela della sicurezza del territorio, dovranno essere previsti postazioni delle forze dell’ordine. Interventi che consentiranno all'intera area interessata dai lavori di essere riqualificata in maniera determinante. RADDOPPIO DEL PORTO DI ROMA – CORSINI DA I NUMERI (da www.labur.eu)
Video, immagini e interventi del secondo appuntamento, tenutosi sabato 10 novembre 2012, alle ore 17, in p.zza
Anco Marzio ad Ostia, per commemorare il grande intellettuale Pier Paolo
Pasolini.
Leonardo Ragozzino, Responsabile Cultura SEL Roma Area
Metropolitana
Paolo Surini, Esecutivo Regionale IDV Lazio e portavoce IDV
XIII Municipio, purtroppo ha dovuto abbandonarci per gravi motivi familiari.
Lettura dell'estratto del capitolo del libro "Vite periferiche di Enzo Scandurra (Ed. Ediesse, 2012), storie di solitudine e marginalità in dieci quartieri di Roma. Qui sotto il testo integrale.
"All’Idroscalo ci si arrivava percorrendo il lungomare a Ponente. Giri a
destra alla fine della Via del Mare e prosegui fino in fondo. E così ora le
tombe sono due. Quella di Pier Paolo a poche centinaia di metri e questa dell'Idroscalo.
Che sia un tomba lo testimonia un cancello e un perimetro di blocchi di cemento, quelli che in
genere si pongono a cavallo delle due corsie delle autostrade.
Sul cancello la scritta: «Cancello della vergogna, da qui non passerà più
nessuno». Su quel cancello sono appese delle vecchie scarpe. La scritta
continua così: «Queste le scarpe di coloro che questo territorio lo hanno
attraversato per tanto tempo». Ma ormai è passato un anno da quel giorno, il
cancello si è riempito di scarpe, i lavori per la riqualificazione dell’area,
promessi dal sindaco di Roma, non sono mai iniziati. Torno indietro verso
quello che una volta era un piazzale rotondo sterrato e che ora in parte ancora
lo è ma con mezza circonferenza senza più confine. Il semicerchio ora si apre
direttamente sul mare. La piazza, quello che di essa resta, è anche il capolinea
di due autobus: 014 e 015, vanno a Roma. Guardo per vedere se c’è un bar; c’è
una casetta rosa con sopra la scritta: «sede del comitato» e un numero di
cellulare a seguire. «Me lo farebbe un caffè?», chiedo all’unica persona dentro
il locale. «Ci provo» mi risponde quello poco convinto e azionando la macchina.
Dopo di me entra un’altra persona: «Se ci riesci, fammelo pure a me». Mi metto
sull’uscio del locale come a far capire al signore della macchina che non me ne
sono andato, che aspetto fiducioso. Sulla piazza solo poche persone e i soliti
cani. Questi cani dell’Idroscalo sono un po’ particolari. In genere sono brutti
e spellati, ma di loro colpisce la pigrizia. Sì, dico pigrizia perché stanno
fermi seduti in terra o si muovono lentamente, come gli abitanti, quasi
indecisi su dove andare. Girano e rigirano, ma poi ritornano dove erano.
Incuriosirebbero perfino Charles Darwin questi cani, tante sono le varietà che
appaiono e scompaiono dai vicoli. Piccoli, grandi, con pelo e senza, di tanti
colori, ma in genere colpisce la loro «tristezza», del tutto compatibile con
quella di questi luoghi. Il signore del caffè bofonchia. L’altro cliente che
era insieme a me se ne è andato. Dico, come a farmi perdonare di una richiesta inopportuna:
«Se non ci riesce fa niente». Lui nemmeno risponde, vedo che ogni tanto riempie
la tazzina del caffè per poi versarne il contenuto nel lavandino. Mi ricordo
che i «primi» caffè vanno buttati perché non sono buoni. Ma non sembra questo
il motivo dell’insuccesso. Torno ai miei pensieri, all’Idroscalo. Mi dicono che
i 153 abitanti sono stati trasferiti alla Madonna del Divino Amore, altri ad
Acilia. Non vedranno più il mare né sentiranno il suo rumore di notte. Vorrei
sapere se anche le case rimaste, più lontane dal mare di quelle abbattute,
saranno prima o poi demolite. In assenza di interlocutori, lo chiedo all’uomo
della macchina del caffè che non risponde nemmeno questa volta, interamente
assorto nel tentativo di far funzionare l’aggeggio. Continuo a girare per la
piazza; al caffè ci ho rinunciato ma non so come dirlo al gestore del presunto
bar. Ci pensa lui, esce dal locale e lo sento dire che la macchina del caffè
non va in pressione, chiede aiuto all’altro con cui sta conversando al
telefono. Ora posso
andarmene, risalgo sulla mia auto, faccio un mezzo giro della piazza e riprendo
via dell’Idroscalo. Alla mia destra c’è ormai il muro del Nuovo Porto di Roma dal
quale sporgono centinaia di alberi di navi. Quando il muro si interrompe so che
il piccolo monumento funebre dedicato a Pier Paolo è vicino. Non c’è
parcheggio, il cancello è chiuso e sopra c’è la scritta: «giardino letterario».
Per visitarlo devi rivolgerti alla Lipu. Il giardino, visto da fuori, è una
sorta di piccola oasi nel bailamme del paesaggio. Il monumento si scorge bene:
una colonna greca monca a simboleggiare la vita spezzata di Pier Paolo; intorno
due colombe spiegano le ali in segno di libertà sovrastate da una luna piena,
il simbolo della poesia. Ricordo quando quell’uomo, a me sconosciuto, girava
nel mio
quartiere al Prenestino sempre circondato da persone. Sapevamo che era
«qualcuno», ma chi? Si diceva «è un frocio!», faceva l’attore, il regista,
insomma era nel cinema. Allora girava Accattone e molte delle persone del film
le aveva reclutate sul posto. Qualche volta – avevo 14 anni – lo sentii parlare.
Pensai che non era dei «nostri», parlava una lingua colta, senza accenti, si
muoveva quasi
scattando, sembrava possedere una grande energia e forza fisica. Tanti anni
dopo – era il Sessantotto – lo sentii di nuovo parlare in un’assemblea pubblica
a Villa Borghese. Eravamo diffidenti ma affascinati dalla sua prosa diretta,
decisa, rabbiosa. Mi volgo all’indietro, a sinistra, dalla parte opposta al
mare, scorgo il Maschio commissionato a Michelangelo dai papi Pio IV e
Pio V. È la torre di San Michele voluta da questi papi per garantire la
sicurezza della navigazione. Un tempo i papi possedevano un’intera flotta di
navi e un arsenale dove venivano fabbricate che, ancora oggi, quasi intatto,
sta accanto a Porta Portese. Poco più avanti, sulla destra, c’è l’ingresso al
Nuovo Porto. Ci entro perché cerco un bar: chiedere al gestore del caffè
dell’Idroscalo se c’era un bagno, non me la sono sentita. Qui sicuramente un
bagno per fare pipì lo trovo.
“C'è il morto. La faccia affondata nella melma. Senza camicia, il cadavere indossa una maglietta sporca di sangue. Segnata dal passaggio di pneumatici. Un massacro”. Quando il commissario Marieni lo gira, mormora “Pasolini”. Così la cronaca del 2 novembre 1975 di Lucia Visca, giornalista di Paese Sera, e così la Comunità della Foce del Tevere vuole ricordare un poeta, il poeta, Pier Paolo Pasolini.
“Abbiamo costruito un crocifisso con le scarpe che avevamo messo sul cancello della vergogna a ricordo di chi calpestava quei luoghi prima del 23 febbraio 2010” – dichiara Franca Vannini, portavoce della Comunità – perché Pasolini era uno spirito autenticamente religioso, seppur non confessionale e dichiaratamente ateo, e ha combattuto tutta la vita contro la dissacrazione del mondo e per superare i limiti tra sé e gli ‘altri’, in particolare i più umili”. “La croce verrà adagiata per terra accanto a dei pneumatici e vicino al campo da calcio amatoriale, per ricordare in modo autentico quella orribile notte all’Idroscalo di Ostia.” – prosegue Vannini – “Amava questo lembo di terra, dove ha trovato anche la morte, e in questa terra la nostra gente lo vuole ricordare, anche quella che ora non può più calpestarla, come lui”.